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Leonardo

Il paesaggio della Gioconda fra misteri e suggestioni

Leonardo da Vinci fece il suo ultimo viaggio in Francia nel 1517, due anni prima della sua morte, percorrendo la Via Francigena e attraversando il Moncenisio. E così un particolare del paesaggio a sinistra della Gioconda gli fu ispirato da monte Rocciamelonee da un laghetto che si trovano nel territorio del piccolo comune di Ferrera Moncenisio, ai confini con il territorio francese.

Sono i recenti risultati di una ricerca condotta dallo storico dell'arte Silvano Vinceti, illustrati nel suo nuovo libro “Il paesaggio della Gioconda tra misteri e suggestioni” (Armando Editore, 176 pagine), in uscita in questi giorni.

Ma i misteri risolti non finiscono qui. La prima parte del libro è, infatti, dedicata alla scoperta che nel 2023 ha avuto una risonanza mondiale e, cioè, l'asserita convinzione che quello rappresentato nello sfondo della Monna Lisa è il Ponte Romito. Oggi del manufatto etrusco-romano resta un solo arco, a Laterina, piccolo municipio del comune di Laterina Pergine Valdarno, nella provincia di Arezzo. “Nel periodo tra il 1501 e il 1503 il ponte era in funzione e frequentatissimo - scrive Vinceti - come attesta un documento sullo stato dei manufatti nelle proprietà della famiglia dei Medici, ritrovato negli archivi di Stato di Firenze. E proprio in quel periodo Leonardo si trovava in Val d'Arno”. Queste e numerose altre corrispondenze avvalorano l'ipotesi del Ponte Romito, a scapito di altre avanzate in passato - sul ponte medievale di Bobbio, in provincia di Piacenza, e il ponte a Buriano in provincia di Arezzo - e in questi giorni da una geologa sul ponte Azzone Visconti di Lecco.

Vinceti descrive, poi, le prove a sostegno del fatto che il paesaggio dipinto nella parte bassa a sinistra della Gioconda è stato ispirato dal complesso di balze, o piramidi di terra, nella zona del Val d'Arno superiore.

Proseguendo le sue ricerche, lo storico ha riesumato ed esaminato molti documenti storici, spinto dal desiderio di capire quale percorso fece Leonardo per recarsi l'ultima volta in Francia, ad Amboise, e in quale anno. A questo proposito l'ipotesi dominante è che fu nell'autunno del 1516, ma nel Codice Atlantico lo stesso Leonardo scrisse poche righe riportando di essere giunto ad Amboise nel maggio del 1517: “il di della discensione in Ambosa 1517 di maggio nel Clu.

“I documenti che ho esaminato - scrive Vinceti - certificano che nel sedicesimo secolo il colle del Moncenisio era quello più gettonato per attraversare le Alpi e scendere in terra francese. A tal proposito vi sono testimonianze di molti personaggi, da Margherita di Valois, sorella minore del re Enrico II di Francia, alla duchessa Jolanda, figlia del re di Francia Carlo VII e moglie di Amedeo IX di Savoia. Tra gli altri anche Michel de Montaigne, filosofo, scrittore e politico francese”. E argomenti climatico-atmosferici, geografici e infrastrutturali a favore di questo percorso vennero riportati all'epoca anche dalle famose guide alpine Marrons, uomini coraggiosi e robusti che, a pagamento, prestavano servizio come portatori per il transito del valico del Moncenisio.

E quanto osservato durante questo viaggio molto probabilmente ispirò Leonardo per dipingere parte del paesaggio alla destra della Gioconda (alla sua sinistra, guardando il quadro). Il genio del Rinascimento, infatti, nello sfondo d'insieme dei suoi dipinti raffigurava particolari di paesaggi reali. Tesi confermata dal prof. Carlo Vecce e, in epoca più antica, dallo storico leonardesco Gustavo Uzielli.

Leonardo, quindi, scrive Vinceti nel libro, nel suo viaggio verso Amboise vide le catene montuose che avvolgono il colle del Moncenisio, e nello specifico quella di Rocciamelone, dove passava la vecchia via Francigena. E vide anche un piccolo lago.

Utilizzando anche un drone, lo storico ha potuto confrontare questi particolari con la parte alta del paesaggio dipinto da Leonardo. La corrispondenza è davvero notevole.

E, ad avvalorare le tesi esposte, Silvano Vinceti e un collaboratore del Comitato da lui presieduto (Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali) hanno scoperto nella parte alta del paesaggio della Gioconda, sopra il lago e la montagna di Rocciamelone, quella che sembra essere una scritta:juse”. Si tratta di un francesismo che rinvia alla Val Susa. Uno di quelli che Leonardo usò anche nel suo testamento.

 

 

 

 

 

La Gioconda fu venduta da Leonardo al re di Francia

La Gioconda, il ritratto più celebre della storia, fu portato dallo stesso Leonardo da Vinci in Francia, dove si trova dal 1517. Anche se a distanza di secoli sopravvive l'idea, sbagliata, che ad appropriarsi dell'opera furono le truppe di Napoleone. L'enigmatico dipinto a olio su tavola di legno di pioppo (77×53 cm e 13 mm di spessore), fu acquistato dal re Francesco I. Secondo alcune fonti per 4 mila scudi d’oro, equivalenti più o meno a due anni dello stipendio di allora del genio toscano. Potrebbe essere stato lo stesso Leonardo a dare la Gioconda al re. Altra ipotesi è che la vendita potrebbe essere stata mediata da Gian Giacomo Caprotti detto il Salaì, uno degli allievi di Leonardo. Tornando al legame tra il dipinto e Napoleone, sembra certo che Bonaparte lo amasse a tal punto da portarlo nel 1800 al Palazzo delle Tuileries, sua residenza, per appenderlo nelle stanze della moglie Joséphine. Nel 1804 la Monna Lisa sarebbe poi entrata a far parte delle collezioni del Louvre, che all’epoca si chiamava Musée Napoléon.

CODICE ATLANTICO curiosità

Una pagina del Codice Atlantico conservato nella Biblioteca Ambrosiana

Napoleone non portò la Gioconda dall'Italia in Francia, ma rubò manoscritti leonardeschi e il Codice Atlantico, ovvero la più ampia raccolta esistente di disegni e scritti del grande artista, requisito nel 1796 ed esposto al Louvre fino al 1815. Il Codice tornò in Italia nella Biblioteca Ambrosiana grazie all’operato di Antonio Canova su incarico dello Stato Pontificio. Fu l'unico codice di Leonardo ad essere restituito all’Italia tra quelli trafugati e che tutt'oggi sono noti come “Codici dell’Istituto di Francia”. Conservati nella Biblioteca nazionale della capitale francese contengono progetti, disegni e considerazioni.

La Nacion - Develan otro misterio de la Gioconda de Leonardo Da Vinci

3 maggio 2023 - Utilizando imágenes de drones y a partir de antiguos documentos de la época de los Médici hallados en el archivo de Estado de Florencia, el historiador italiano Silvano Vinceti, uno de los máximos estudiosos de Leonardo da Vinci (1452-1519), anunció hoy con bombos y platillos un nuevo descubrimiento sobre la Gioconda, la obra de arte más conocida y analizada del mundo, que atrae todos los años millones de visitantes en el Louvre de París....

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Leonardo fondatore della scienza dell'anatomia

Leonardo da Vinci può essere considerato il fondatore delle scienze dell’anatomia insieme allo scienziato fiammingo Andrea Vesalio, che visse tra il 1514 e il 1564. Questo in un'epoca nella quale si pensava ancora che il cuore servisse per scaldare il sangue circolante. Il genio toscano esplorò approfonditamente il corpo umano che riteneva la più perfetta delle macchine da cui era tanto affascinato. Ne analizzò e disegnò gli organi interni, tra cui soprattutto il cuore e il complesso sistema dei vasi sanguigni, intuendo anche gli effetti su di esso dell’invecchiamento e dell’arteriosclerosi. Leonardo effettuò uno studio dettagliato delle camere cardiache servendosi della tecnica dei calchi in cera e facendo osservazioni estremamente precise. Descrisse il cuore come una spessa struttura muscolare, servita da arterie e vene come tutti gli altri muscoli, aggiungendo che si trattava di un muscolo involontario che non cessava mai di contrarsi. Particolarmente importante la descrizione della parete interna del ventricolo destro del cuore, della quale Leonardo aveva esaminato la struttura muscolare, dall'aspetto fibroso, i muscoli papillari, la corde tonolinee e i lembi della valvola tricuspide. In tema di fisiologia circolatoria fu di grande valore l'osservazione che segnalò come la contrazione degli atri coincida con la diastole ventricolare e viceversa la sistole dei ventricoli avvenga contemporaneamente alla dilatazione degli atri. Alcune strutture anatomiche cardiache hanno in seguito preso il nome del genio come, ad esempio, il “fascio moderatore di Leonardo da Vinci” e la “trabecola arcuata di Leonardo”. E a Leonardo va anche attribuita l'invenzione dell’illustrazione anatomica vera e propria, perché fu il primo a rappresentare nei suoi disegni anche l’immagine “esplosa”, un metodo illustrativo utilizzato ancora oggi. La maggior parte dei fogli anatomici di Leonardo si trova nel Codice Windsor, conservato nella Biblioteca Reale del Castello di Windsor della Casa Reale inglese.

Leonardo anatomia

 

Leonardo vegetariano e animalista ante litteram

Leonardo da Vinci studiava e disegnava gli animali, ma nutriva anche nei loro confronti amore e rispetto. Tra gli episodi più noti quello citato da Giorgio Vasari (pittore, architetto e storico dell'arte vissuto tra il 1511 e il 1574) nella biografia da lui scritta su “Lionardo, figliuolo di ser Piero da Vinci”. Vasari racconta “E mostrollo chè spesso passando dai luoghi dove si vendevano uccelli, di sua mano cavandoli di gabbia e pagatogli a chi li vendeva il prezzo che n’era chiesto, li lasciava in aria a volo, restituendoli la perduta libertà”. Insomma, l'amore di Leonardo per gli animali era tale che a Firenze, passando davanti alle gabbie degli uccelli messi in vendita, li comprava per poi liberarli, lasciandoli volare via e donando così interamente la libertà che spettava loro per diritto naturale.

Leonardo studio cavallo

Leonardo da Vinci: studio di cavallo

Per quanto riguarda il fatto che il genio del Rinascimento fosse vegetariano, il navigatore toscano Andrea Corsali, in una lettera inviata dall'estremo oriente a Giuliano de’ Medici il primo gennaio 1516, scrisse: “Fra Goa e Rasigut over Carmania, vi è una terra detta Cambaia, dove l’Indo fiume entra nel mare. E’ abitata da Gentili detti Guzzarati, grandi mercatanti. Vestono parte di loro all’apostolica e parte all’uso di Turchia. Non si cibano di cosa alcuna che tenga sangue; né fra essi loro consentono che si noccia ad alcuna cosa animata, come il nostro Leonardo Da Vinci”. Il vegetarianismo di Leonardo fu originato probabilmente da una serie di fattori: una predisposizione personale a ritenere sin dall’infanzia sacra ogni forma di vita superiore; echi del francescanesimo; conoscenza delle dottrine neo-platoniche di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, sulla presenza dello spirito di Dio in ogni cosa, pur in quantità diversa, e pertanto non assente dagli animali. Non appartiene invece a Leonardo la frase spesso a lui attribuita “Fin dalla più tenera età, ho rifiutato di mangiar carne e verrà il giorno in cui uomini come me guarderanno all’uccisione degli animali nello stesso modo in cui oggi si guarda all’uccisione degli uomini”.

Leonardo studio animali2

Leonardo da Vinci: "Studio foglio con i cavalli"

Leonardo, la misteriosa dama con pelliccia

Sarebbe custodita in un caveau in Svizzera e per la prima volta potrebbe essere presentata al pubblico proprio nell’anno delle celebrazioni per il 500 esimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci, La Dama con Pelliccia opera su tavola, da alcuni attribuita al grande genio toscano e rimasta di fatto nascosta per quasi un secolo. A sostenerlo è Silvano Vinceti, presidente del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali, che in una conferenza stampa a Roma ha spiegato di essere in contatto con l’anonimo collezionista tedesco proprietario dell’opera, al momento custodita in un caveau. Secondo Vinceti non ci sarebbero dubbi: l’opera, dipinta su un pannello di pioppo (61,5×54,5 cm) e raffigurante una giovane donna dal viso inondato di luce e dallo sguardo malinconico, sarebbe stata eseguita da Leonardo mentre era a Milano al servizio di Ludovico il Moro, quindi intorno al 1495-1499. A comprovarlo un dossier con alcune valutazioni di studiosi che attribuiscono l’opera a Leonardo, tra cui quelle dello storico dell’arte Adolfo Venturi (che nel 1921 per primo indicò l’artista come autore), del professor Ernst Ullman e del professor Carlo Pedretti, massimo esperto italiano su Leonardo scomparso nel 2018. I tre studiosi, riferisce Vinceti, sarebbero giunti alle loro conclusioni dopo aver visionato la Dama con pelliccia e averla studiata in modo approfondito. “Non esistono verità assolute, ma abbiamo valutato con i nostri esperti la documentazione e pensiamo che il dipinto sia di Leonardo”, afferma Vinceti, sottolineando di non aver mai visto di persona il quadro, del quale in conferenza stampa viene proiettata un’immagine fotografica. “Noi siamo solo dei divulgatori. Il nostro merito semmai è quello di aver convinto il proprietario a permettere la divulgazione dell’opera. Poi l’impegno del Comitato sarà quello di portare la Dama con pelliccia magari proprio in Italia per la sua prima uscita pubblica”. Vinceti racconta di essere stato contattato 8 mesi fa da un procuratore che gli ha parlato della Dama con pelliccia e di una sua possibile vendita: recatosi in Svizzera, ha poi appreso che in realtà il proprietario aveva cambiato idea e voleva tenersi il quadro. Visionata e acquisita tutta la documentazione relativa all’opera, Vinceti afferma di avere poi ottenuto l’autorizzazione a divulgare l’esistenza di questo quadro a firma di Leonardo per farlo conoscere all’opinione pubblica e magari riuscire a farlo esporre in un museo proprio nel 2019. Il dipinto ha subito un leggero restauro nel 1977 a opera dei restauratori Henning Strube e Beate Strube-Bischof e dovrebbe essere in buone condizioni, nonostante la sua lunga storia: dopo aver fatto parte della collezione del Cardinale Luigi d’Aragona nel ‘500 e poi di quella di Papa Innocenzo XII e del vescovo di Otranto Domenico Morelli nel ‘700, la Dama con pelliccia è approdata in Germania ai primi del ‘900 dove nel 1975 è stata acquistata dalla famiglia dell’attuale proprietario. Per quello che si può evincere dalla foto appare innegabile il fascino del volto della giovane ritratta, che presenta alcuni tipici elementi leonardeschi: non solo la posa è simile a quella della Dama con l’ermellino, ma gli occhi e il sorriso appena accennato rimandano alla Gioconda, e anche il paesaggio alle spalle della donna è fortemente somigliante proprio a quello collocato nel gioiello conservato al Louvre. (Fonte Ansa)

Il dossier diffuso in occasione della conferenza stampa (pdf)

dama con pelliccia quadro per news

 

Omaggio a Leonardo da Vinci per violoncello solo

Su incarico di Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei Beni Storici Culturali e Ambientali, il compositore e violoncellista Samuel Máynez Vidal ha composto questo omaggio a Leonardo da Vinci per violoncello solo nell'anno delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte del grande genio toscano. La composizione è magistralmente eseguita da Iñaki Etxepare, formatosi musicalmente in Francia e che viaggia in tutto il mondo combinando la sua attività concertistica con la pedagogia. Nel video fanno da sfondo alla musica le immagini di celebri opere di Leonardo. Guarda il video

Ponte Romito batte Ponte Buriano 5 a 2

Il sito Historical Correct ha analizzato, mettendole a confronto, le tesi sul ponte dipinto da Leonardo da Vinci nel paesaggio della Gioconda. Il risultato è che il Ponte di Laterina, identificato dallo storico Silvano Vinceti, è decisamente quello preso a modello dal genio del Rinascimento.

Di seguito la traduzione in Italiano di quanto spiegato nel  video.

Nel maggio 2023 lo storico Silvano Vincenti ha affermato che il ponte mostrato nel dipinto della Gioconda non si trova nella frazione di Ponte Buriano, in provincia di Arezzo, come si credeva in precedenza, ma piuttosto nella vicina località toscana di Laterina, che si trova a circa sei chilometri e mezzo di distanza in linea retta o 17,7 chilometri per strada. Per secoli il borgo di Ponte Buriano, situato in Toscana, è stato oggetto di dibattito riguardo al ponte raffigurato sullo sfondo del dipinto della Gioconda.

Gli abitanti sono fiduciosi che il ponte dietro la Gioconda sia il loro Ponte Buriano, che è stato un elemento cruciale della loro campagna turistica locale, e affermano persino la proprietà del ponte sul cartello di benvenuto della località. Tuttavia lo storico Silvano Vincenti ha recentemente suggerito che il ponte nel dipinto sia in realtà il Ponte Romito situato nella vicina città toscana di Laterina. Quindi, senza alcun pregiudizio sulle due località, condurrò la mia indagine utilizzando Google Earth Pro su entrambe.

Prima di iniziare, facciamo un Fact Check, ovvero una verifica dei fatti. 1- Monna Lisa è seduta su una sedia. 2- È in un portico con colonne. 3 - Il ponte è in piena vista laterale, perpendicolare al sito e a circa 800 metri o più dal portico. 4 - una strada sinuosa sul lato sinistro. 5 - scena fluviale in lontananza su entrambi i lati della donna. 6 - Immagine dipinta su una collina guardando in basso da circa 150-300 metri di altezza. 7 - rupe accanto al ponte sulla destra.

Cominciamo dal ponte stesso. A Ponte Buriano guardando a ovest non ci sono proprio colline. Proviamo a est. Cercando a est vedo delle possibilità. Successivamente andremo in questa posizione collinare e guarderemo e confronteremo il dipinto. Il problema qui è che l'altitudine è di soli 30 metri sopra il livello del fiume. Ho posizionato l'angolo del ponte di circa 8 gradi in modo che corrisponda all'angolo nel dipinto.

Inoltre, non ci sono strade tortuose come raffigurate nel dipinto. Ricorda che dovrebbe esserci una vista dell'acqua su entrambi i lati e l'unico modo possibile è il percorso attuale che stiamo guardando. Una qualsiasi delle proprietà indicate potrebbe essere soddisfacente. Una struttura costruita in alcune aree della mappa evidenziata produrrebbe una vista sull'acqua sui lati destro e sinistro. Questa posizione offrirebbe acqua su entrambi i lati, ma l'altezza è troppo bassa, solo 30 metri sopra l'acqua.

Questa è la posizione migliore per il ritratto di Monna Lisa. Luogo di origine per la frazione di Ponte Buriano. Conclusione 1. L'elevazione non corrisponde all'immagine 2. Il ponte ha sei arcate, non quattro come nel dipinto. 3 - Nessuna strada sinuosa. 4 - nessuna piccola rupe accanto al ponte. Conclusione: due stelle su sei.

Secondo lo storico Silvano Vincenti, il ponte che si vede sullo sfondo del dipinto della Gioconda non è il ponte Buriano, o di Bobbio, come si credeva in precedenza, ma piuttosto il ponte Romito nella vicina località toscana di Laterina. Silvano Vinceti ha presentato una ricostruzione virtuale del ponte e ha fatto riferimento a documenti dell'Archivio di Stato di Firenze a sostegno delle sue scoperte. Vinceti ha scoperto che Leonardo da Vinci visse presso Laterina al servizio del cardinale Cesare Borgia, tra il 1501 e il 1503, e che il ponte Romito aveva allora quattro arcate. Corrispondenza esatta con l'opera d'arte.

Andiamo ora a Laterina. Vinceti ha spiegato che la forma del fiume Arno in quella zona corrisponde al paesaggio raffigurato nel dipinto. Successivamente aggiungerò una sovrapposizione di immagini in Google Earth per rappresentare il ponte per aiutarmi a localizzarlo quando sono più lontano, e una linea di riferimento perpendicolare, un punto di vista inclinato di circa 7 gradi come nel dipinto. Ho già notato strade sinuose come nel dipinto.

Comincio dal lato ovest del ponte. Si noti che la sovrapposizione abbraccia il terreno. Ho posizionato gli occhi della Gioconda direttamente sull'antico Ponte Romito. Si noti che questa vista non mostra l'acqua sul lato sinistro né le strade sinuose. Tuttavia, l'altitudine è di di circa 75 metri sopra l'acqua. Ora il lato est del ponte, abbiamo subito una vista del ponte. Solo per informarvi, ho già setacciato l'area generale cercando il miglior punto di vista possibile, per il rendering del ritratto e lasciando il meglio per ultimo.

C'è acqua a destra e strade sinuose, ma sfortunatamente non c'è acqua a sinistra né strade. Faremo un percorso in cui continuano a comparire quelle strade curve. Ecco il ponte. Abbiamo l'acqua a sinistra e l'acqua davanti. Ecco le strade curve che sembrano così promettenti.

La X segna il punto che controllerei con ricerche relative ai residenti del cardinale Cesare Borgia. Troverei la sua residenza, troverei la posizione più probabile. Questa vista sembra avere tutto ciò che il dipinto richiede. Ci sono alcune discrepanze, tuttavia la posizione sembra molto positiva.

Conclusioni su Laterina. 1 - prospetto corrisponde alla foto. 2 - ponte aveva quattro archi come la pittura. 3 - strade con curve. 4 - piccole rupi accanto al ponte. 5 - vista sull'acqua su entrambi i lati.

Tuttavia la strada curva è all'indietro rispetto al dipinto.

Conclusione: 5 stelle su 6.