Libro “La Gioconda svelata” di Vinceti, al Louvre c'è un falso d'autore
Il dipinto della Gioconda esposto al Louvre è un falso d'autore, realizzato non da Leonardo Da Vinci ma dal suo allievo prediletto Gian Giacomo Caprotti, il Salai. Silvano Vinceti, storico, ricercatore e scrittore che ha dedicato diverse altre opere e molti anni di lavoro a Monna Lisa, sgancia la bomba con il suo ultimo libro “La Gioconda svelata” (Susil Edizioni) in uscita in questi giorni. E proprio nel periodo in cui il Louvre annuncia una storica espansione con investimenti da 400 milioni fino a 1 miliardo di euro per dare nuovi spazi adeguati al capolavoro e alla sua storia, con ingresso dedicato e biglietto supplementare.
Nelle oltre duecento pagine in arrivo nelle librerie Vinceti affronta per la prima volta l'uomo Leonardo nella sua interezza e descrive le scoperte, frutto delle sue ricerche, che hanno consentito di svelare diversi misteri contenuti nel dipinto più ammirato al mondo.
Perché la Gioconda del Louvre è un falso? “Le prove a sostegno di questa tesi - afferma Vinceti - sono numerose. Una delle figure centrali della narrazione è quella del Salai, al secolo Gian Giacomo Caprotti, allievo prediletto e amante di Leonardo che lo definiva “ladro, bugiardo, ghiotto e ostinato".
Fisicamente un androgino con tratti maschili e femminili che avrebbe posato anche per la Gioconda, ne avrebbe lui stesso dipinto delle copie e ne avrebbe venduta una, insieme ad altre opere, al re di Francia Francesco I. Il Salai era quindi in grado di riprodurre fedelmente le opere del maestro.
Siamo a conoscenza di tre riproduzioni della Gioconda, una riportata nel suo testamento, di cui nulla sappiamo sulla sua storia e su dove potrebbe essere; una si trova negli Stati Uniti e l'altra venne venduta per una grossa somma nel 1518 al re di Francia.
Il ritrovamento di questa vendita è dovuto allo storico dell'arte Bertrand Jestaz: un documento che si trova negli Archivi Nazionali di Parigi attesta un cospicuo pagamento di 2.604 lire francesi da parte di Francesco I al Salai per tre dipinti, fra cui una Gioconda.
Ulteriore conferma ci viene dal sito internet delle collezioni del museo del Louvre (https://collections.louvre.fr/), nella sezione dedicata alla Gioconda. In esso viene sottolineata la validità del ritrovamento del Jestaz, ma data l'enorme cifra pagata ad un allievo sconosciuto si asserisce essere opere autentiche di Leonardo senza alcuna prova. Dopo la scoperta del Jestaz l'autenticità delle tre opere vendute venne ritenuta priva di riscontri storici.
Un'ulteriore conferma dell'unica vendita della Gioconda compiuta dal Salai nel 1518 è data da un altro documento, ritrovato presso gli archivi nazionali di Parigi, sul robusto pagamento ricevuto dal Salai nel 1518 che dà maggior autorevolezza e fondamento storico al ritrovamento del Jestaz .
Altre prove a sostegno della non autenticità del dipinto del Louvre sono legate al furto del 1911. “Come ho scritto - sottolinea Vinceti - fu in realtà messo a segno dai fratelli Lancellotti e non dal loro amico Vincenzo Peruggia e, soprattutto, la perizia sull'autenticità dell'opera poi ritrovata e redatta da tre esperti di una commissione dell'epoca non ha alcun fondamento oggettivo, lasciando aperta l'alta probabilità che potesse trattarsi di un falso d'autore.
Inoltre, nel terzo strato del dipinto, alcuni anni fa Pascal Cotte (fondatore della società Lumiere Technology di Parigi) ha scoperto il disegno di una giovane donna diversa da quella che oggi tutti ammiriamo. Una scoperta che rinvia alla prassi diffusa degli esercizi che compivano gli allievi sulle opere del maestro. Tutto ciò - afferma Vinceti - consolida e rafforza la personale convinzione che il Salai è il vero autore della Gioconda esposta al Louvre”.
Nel libro viene poi riservato uno spazio importante a un disegno recuperato sotto un dipinto del pittore El Greco: uno sconosciuto studio preparatorio di Leonardo che propone una Gioconda più giovane e con colonne ai lati. La sua autenticità venne certificata negli anni sessanta del secolo scorso dal grande studioso leonardesco Carlo Pedretti.
Tra le scoperte raccontate e descritte ci sono il ritrovamento delle lettere “S” ed “L” negli occhi della Monna Lisa e del numero 72 in una delle arcate del ponte dipinto nella parte destra del paesaggio. Messaggi enigmatici lasciati da Leonardo. L’approfondimento dei diversi significati del 72, in particolare quello cabalistico, dischiude una nuova e avvincente rilettura della Gioconda e rinvia al dipinto “Angelo incarnato” realizzato dal genio del Rinascimento probabilmente alla fine del Quattrocento, avvalendosi del Salai come modello.
In tempi più recenti Vinceti si è dedicato anche alla ricerca del percorso dell'ultimo viaggio che Leonardo intraprese da Roma fino ad Amboise, attraversando il passo del Moncenisio nei pressi di monte Rocciamelone. Un particolare riproposto nella Gioconda.
In ultimo, ma non per importanza, la scoperta che quello dipinto a fianco della Monna Lisa è il ponte Romito di Laterina, in provincia di Arezzo.
Tutto questo e molto altro nel libro “La Gioconda svelata” che diventerà una mostra immersiva in un prestigioso spazio espositivo a Roma, in piazza Navona. Con proiezioni in grande formato, riproduzioni di documenti e un percorso multimediale.
-----------------------------------------------
(dalla scheda sul dipinto della Monna Lisa pubblicato sul sito web delle collezioni del museo del Louvre)
“....C’est seulement en 1999 que l’historien Bertrand Jestaz est parvenu à expliquer le destin des peintures que Léonard avait emportées avec lui en France en 1516. Il a découvert un document aux Archives nationales à Paris, attestant d’un paiement considérable de 2604 livres, de François Ier à Salaì, un des plus fidèles élèves de Léonard, en 1518 « pour quelques tables de paintures qu’il a bailles au Roy ». Étant donné l’énormité de la somme, ces tableaux donnés au souverain sont certainement les origi- naux du maître. Ce dernier a vraisemblablement commencé à organiser sa succession: pour Salaì, qui vivait désormais à Milan, le fruit de la vente des tableaux dès 1518, tandis que l’autre favori, Francesco Melzi qui vivait avec lui au Clos-Lucé, devait hériter seulement après sa mort de tous ses manuscrits et dessins.....”.
(traduzione in italiano)
“....Solo nel 1999 lo storico Bertrand Jestaz è riuscito a spiegare il destino dei dipinti che Leonardo aveva portato con sé in Francia nel 1516. Egli scoprì un documento negli Archivi Nazionali di Parigi, che attestava un cospicuo pagamento di 2.604 livre da parte di Francesco I a Salaì, uno dei più fedeli allievi di Leonardo, nel 1518 “per alcune tavole di quadri che aveva regalato al Re”. Data l’enormità della somma, i dipinti donati al sovrano sono certamente originali del maestro. Salaì, che ormai viveva a Milano, ricevette il ricavato della vendita dei dipinti nel 1518, mentre l’altro suo favorito, Francesco Melzi, che viveva con lui a Le Clos-Lucé, avrebbe ereditato tutti i suoi manoscritti e disegni solo dopo la sua morte....”
-----------------------------------------------
Studio preparatorio di una Gioconda più giovane e con colonne realizzato da Leonardo da Vinci
Dipinti della Gioconda con colonne e senza colonne presenti in musei di tutto il mondo