La Gioconda fu venduta da Leonardo al re di Francia
La Gioconda, il ritratto più celebre della storia, fu portato dallo stesso Leonardo da Vinci in Francia, dove si trova dal 1517. Anche se a distanza di secoli sopravvive l'idea, sbagliata, che ad appropriarsi dell'opera furono le truppe di Napoleone. L'enigmatico dipinto a olio su tavola di legno di pioppo (77×53 cm e 13 mm di spessore), fu acquistato dal re Francesco I. Secondo alcune fonti per 4 mila scudi d’oro, equivalenti più o meno a due anni dello stipendio di allora del genio toscano. Potrebbe essere stato lo stesso Leonardo a dare la Gioconda al re. Altra ipotesi è che la vendita potrebbe essere stata mediata da Gian Giacomo Caprotti detto il Salaì, uno degli allievi di Leonardo. Tornando al legame tra il dipinto e Napoleone, sembra certo che Bonaparte lo amasse a tal punto da portarlo nel 1800 al Palazzo delle Tuileries, sua residenza, per appenderlo nelle stanze della moglie Joséphine. Nel 1804 la Monna Lisa sarebbe poi entrata a far parte delle collezioni del Louvre, che all’epoca si chiamava Musée Napoléon.
Una pagina del Codice Atlantico conservato nella Biblioteca Ambrosiana
Napoleone non portò la Gioconda dall'Italia in Francia, ma rubò manoscritti leonardeschi e il Codice Atlantico, ovvero la più ampia raccolta esistente di disegni e scritti del grande artista, requisito nel 1796 ed esposto al Louvre fino al 1815. Il Codice tornò in Italia nella Biblioteca Ambrosiana grazie all’operato di Antonio Canova su incarico dello Stato Pontificio. Fu l'unico codice di Leonardo ad essere restituito all’Italia tra quelli trafugati e che tutt'oggi sono noti come “Codici dell’Istituto di Francia”. Conservati nella Biblioteca nazionale della capitale francese contengono progetti, disegni e considerazioni.
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